Settembre. Precisamente, fine settembre. Più precisamente, un venerdì mattina. Un giorno in cui tra la nebbia della preparazione filtra il sole del campionato che arriva. Con il sole però filtra anche la pesantezza di quattro settimane di lavoro. E se il tuo allenatore ti regala una mattina di riposo, ti illumini d’immenso, non di sole. Eppure c’è qualcuno che il riposo non lo vuole.

Al PalaMinardi, quella mattina, c’è qualcuno che fa allenamento individuale. I palloni che corrono per il campo sono due. Il primo è di Beatrice Stroscio e rimbalza leggero come quello di ogni diciottenne che non pensa ad altro che a inseguirlo. Il secondo pallone rimbalza un po’ più forte. Il secondo pallone è quello del capitano, Chiara, che di anni ne ha trentuno. Chiara che forse non vuole sentirselo dire, quanti anni ha. E invece deve sentirlo, lasciare che quel numero le passi attraverso e poi gridarlo. Perché alla quinta stagione in biancoverde, a trentun anni, è l’evoluzione di se stessa. Potente, sicura, elegante. Leggera. Come il pallone che si porta dietro. Essere ancora leggeri a trentun anni è meraviglioso. Dopo anni di chilometri percorsi e chili sollevati e palloni lanciati, la leggerezza è un atto di generosità che lo sport concede a pochi. Lei lo ha ricevuto e ogni giorno si sente l’eco della sua risata nei corridoi.

Una risata che è diversa da quella di quattro anni fa e anche da quella di quattro mesi fa. Una risata che assomiglia al modo in cui rimbalza il suo pallone. Potente, elegante, sicuro. Perché a trentun anni rinunciare a una mattina di riposo per andare in palestra a migliorare qualcosa vale un po’ di più. A trentun anni vale tutto un po’ di più. Entrare dalla panchina e non sorridere, perché c’è del lavoro da fare e per sorridere ci sarà tempo. Entrare dalla panchina e cambiare una partita toccando due palloni. Vale tutto di più, perché c’è una strada lungo la quale correre. Con la testa alta e la schiena dritta. Lei lo sa e forse no, non ha bisogno di gridare forte quanti anni ha. La nuova Chiara non ha bisogno di gridare più niente. 

Lia Valerio