Titolo da leggere sulle note di The sound Of Silence, grazie. “The vision that was planted in my brain, still remains”. La visione che mi hanno piantato nel cervello è ancora lì. Sono state le mie compagne di squadra a mostrarmela, tanti anni fa. Sono state loro a spiegarla a suon di urla e a colpi di pacche sulle spalle, le ringrazio ancora oggi e ringrazio me stessa per aver capito. Tanti anni fa ho capito che la difesa è la Regina. Una regina generosa, ma che non perdona i tradimenti. Se la rispetti, ti porta sul trono insieme a lei. Se non lo fai, prima o poi ti taglia la testa. Quel sabato contro Schio, la difesa è stata la Regina e da lì è partito tutto. Perché non credete a chi vi dice che se fai canestro, poi difendi. Qui è il contrario. Qui si attacca bene solo quando si difende. La difesa è Regina e decide lei. Quel sabato ci ha regalato di tutto. Canestri in sottomano in contro tempo, canestri da otto metri, assist insensati. Grazie a Lei, l’attacco è diventato una canzone bellissima. Una di quelle che sai a memoria, come The Sound Of Silence. Solo che per imparare a memoria una canzone ci vogliono dieci minuti, per imparare a memoria un sistema d’attacco ci vogliono stagioni intere. Lavori ore e ore, per mesi, poi finalmente gli automatismi arrivano. A quel punto sembra che le cose vengano da sole, ma è un abbaglio.
Le cose vengono da sole perché ci hai lavorato. Tutti sanno dove devono essere, quando e per fare cosa, perché hanno lavorato. Il tiro può entrare o può uscire alla fine, ma non è quello che rovina la canzone, non è quello il problema. Il problema è che la difesa non è così. La difesa, my old friend, è una Regina. Ogni allenamento, ogni partita, devi ripartire da un inizio nuovo. Soprattutto se hai davanti quella strepitosa storia che si chiama Geas Sesto San Giovanni. Devi darle attenzione. Non le interessa se hai vinto contro una delle migliori d’Europa. Quello era ieri. Oggi hai di fronte una squadra scintillante che muovendosi disegna poesia colorata di bianco e rosso e Lei non vuol sentire parlare di talento o di automatismi. Quello è per l’attacco. La difesa è tutta testa e se non riceve attenzione è spietata. Tu non comandi niente. Comanda l’attaccante. Si muove prima di te e ti batte. Non ti batte solo se hai la testa. Se hai la testa, sai prima cosa potrebbe fare. Ti chiedi prima dove potrebbe andare e come ti attaccherà. Giri gli occhi e per un attimo non lo vedi, però hai la testa e allora ti chiedi dove lo ritroverai. La testa ti serve a guadagnare una frazione di secondo. Quella frazione che non ti fa subire un canestro, un taglio o un rimbalzo. Quella frazione non è una canzone, non è una poesia. Non è automatismo. Non è grinta, né intelligenza. È concentrazione. È rispetto nei confronti dell’attacco. È ricordarsi che niente, niente è più importante della Regina. Che è generosa, ma non perdona i tradimenti. Tu l’hai tradita.
Lia Valerio