Sotto al Vesuvio c’è uno stadio vuoto che indossa un mantello di fuoco. Sembra bruciare e sembra cantare. “Oh mama mama mama, sai perché mi batte il corazòn”. No che non lo so perché. E neanche so da dove cominciare. Se dal tuo cuore che un giorno si ferma e a valanga ferma il mondo. Se da due bambini in azzurro che giocano tra i palazzi con la tua faccia enorme che sbircia da un muro. Se da un goal di mano in una notte messicana del 1986 o da Victor Hugo Morales che ringrazia Dio.

Dalla prima maglia degli All Blacks che abbia mai avuto un nome sopra, il tuo nome. Da un riscaldamento sulle note di Life is Life che neanche i Queen a Wembley. Non lo so, perché sono tra quelli che non ti hanno capito. Che poi anche chi dice di averti capito, vorrei proprio vedere. Sono giorni che provo a capirti e non ci riesco perché dai, un atleta non fa quello che hai fatto tu. Uomo discutibile, giocatore irripetibile. Non è vero. Siete stati uno solo, non due. Nessun atleta è l’uomo e l’atleta. È uomo e atleta, questo sì. Tu sei stato l’atleta gridato da Victor Hugo Morales e l’uomo inseguito dal fisco italiano. Sei stato la Mano de Dios e Peter Shilton e Margaret Thatcher incazzati neri e sei stato un goal da centrocampo di controbalzo. Sei stato un calcio di punizione dipinto da Kandinsky e una striscia bianca messa lì da qualche Pablo Escobar. Due linee diverse che non sapevano cosa essere una senza l’altra. Sì, il bambino prodigio, sì, palleggiavi con le arance nel barrio di Buenos Aires. Ma avresti dipinto lo stesso quei Kandinsky senza seppellire i tuoi fantasmi in una nuvola di polvere bianca? Avresti alzato quella mano per toccare il cielo di Mexico City? Avresti preso a calci così il pallone e il mondo? Anima persa tu, non te ne sei reso conto. Oppure sì e te ne sei fottuto. Life is Life. Quella vita era la tua e chi sono tutte queste persone che pensano di sapere. Nessuno sa. E forse è ora di non voler sapere. Forse è ora di lasciare che quei bambini giochino con le maglie azzurre addosso senza preoccuparsi se tu sia stato o no un buon esempio. E poi un buon esempio per chi? Per un bambino del quartiere bene di Londra o per uno del peggiore barrio di Buenos Aires? Perché questi due bambini non possono avere gli stessi esempi e chi meglio di te può saperlo? Quella Mano de Dios ha provato a grattare una superficie che è troppo in alto. La Mano de Dios. Non posso pensarci. Roger Federer quella mano piuttosto se la sarebbe tagliata. Kobe Bryant non lo avrebbe mai fatto. Ed è più comodo specchiarsi nel genio di Maradona che si riscaldava ballando, che non nell’ossessione di Kobe che arrivava alle partite quattro ore prima. Come se fosse stato facile essere te. Non è colpa tua. Life is Life. Ka Ora, è la vita, nella lingua degli All Blacks. Il tuo nome su una maglietta nera è strano. Ma quando hai fatto qualcosa di normale? Le anime perse non fanno niente di normale. Le anime perse sono bellissime. Ka Mate, Ka Ora. È la vita ed è la morte.

Lia Valerio